Pasqua 2013
«Forse a qualcuno può sembrare un
titolo irriverente, e l’accostamento della stola col grembiule può suggerire il
sospetto di un piccolo sacrilegio.
Sì, perché, di solito, la stola
richiama l’armadio della sacrestia, dove, con tutti gli altri paramenti sacri,
profumata d’incenso, fa bella mostra di sé, con la sua seta e i suoi colori,
con i suoi simboli e i suoi ricami. Non c’è novello sacerdote che non abbia in
dono dalle buone suore del suo paese, per la prima messa solenne, una stola
preziosa.
Il grembiule, invece, bene che
vada, se non proprio gli accessori di un lavatoio, richiama la credenza della
cucina, dove, intriso di intingoli e chiazzato di macchie, è sempre a portata
di mano della buona massaia. Ordinariamente, non è articolo da regalo: tanto
meno da parte delle suore per un giovane prete. Eppure è l’unico paramento
sacerdotale registrato dal vangelo.
Il quale vangelo, per la messa
solenne celebrata da Gesù nella notte del giovedì santo, non parla né di casule
né di amitti, né di stole né di piviali. Parla solo di questo panno rozzo che
il Maestro si cinse ai fianchi con un gesto squisitamente sacerdotale.
Chi sa che non sia il caso di
completare il guardaroba delle nostre sagrestie con l’aggiunta di un grembiule
tra le dalmatiche di raso e le pianete di samice d’oro, tra i veli omerali di
broccato e le stole a lamine d’argento!».
don Tonino Bello
Carissimi,
tempo fa scrissi che, essendo nato nel
1965, non ho avuto la fortuna di conoscere Giovanni XXIII e vivere la grande
stagione del Concilio Vaticano II. Ne ho sempre avuto nostalgia.
Oggi, dopo le dimissioni di Ratzinger e
l’elezione di Francesco, un nuovo tempo mi viene incontro per sognare una
Chiesa bella e profetica. Con i dubbi di una fede in ricerca e la passione per
un vangelo non più distante dall’uomo.
Il mio maestro laico, Ivano Fossati,
direbbe che «c’è un tempo
bellissimo tutto sudato / una stagione ribelle / l’istante in cui scocca
l'unica freccia / che arriva alla volta celeste / e trafigge le stelle / è un
giorno che tutta la gente /si tende la mano / è il medesimo istante per tutti
/che sarà benedetto, io credo da molto lontano».
A questo nuovo tempo e questa nuova Pasqua, alzo il
calice del vino migliore.
gianni
Grazie Gianni !
RispondiEliminaAlzo anche io il calice e brindo a questa nuova primavera !
A.
grazie!!
RispondiElimina