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lunedì 4 marzo 2013

Diario Vaticano 2/ Il partito del Papa Re


Mentre le Congregazioni generali dei cardinali cominciano il primo turno di riflessioni generali sulla scelta del nome migliore per guidare la Chiesa nei prossimi anni, si aggira per i corridoi di “oltretevere” il partito del Papa Re. Cioè quelli che credono ai soliti giochi di potere, dove basta dire “il papa a te, il segretario di Stato a me” per risolvere tutti i problemi di una Chiesa in mezzo alla bufera. Quelli che hanno paura che la mitezza e la presunta debolezza di Benedetto XVI possa far più danni di quelli che già oggi appaiono. Quelli che hanno sottolineato, nei giorni dell’abbraccio della folla commossa a Benedetto XVI sia all’ultimo Angelus, sia all’Udienza generale e durante lo spettacolare volo in elicottero (una volta i papi andavano in carrozza…) verso Castel Gandolfo, quanto ancora oggi la simpatia verso il papa da parte del “pubblico” dei fedeli sia rimasta immutata. Anzi, in un certo modo anche accresciuta verso alcuni segni del potere esteriori.
Beati loro. Eppure sono tanti in Conclave gli italiani. Ben 28 su 115, la maggioranza relativa per nazione. Così, anche stavolta, questa importante pattuglia di berrette rosse dove tutti si sentono papabili, in realtà rischia di essere esclusa dai giochi per davvero. Del tutto, stavolta. Anche da mediazioni e accordi pre-elettorali. Gli stranieri non ne possono più degli italiani e del clima che si è instaurato in curia. Non ne possono più dell’immagine di una Chiesa debole e indifesa, dove alla crisi della fede si risponde con cavilli e governo delle cose, con lo Ior o Motu proprio sulla messa in latino. Invece dell’annuncio de vangelo. Invece della pastorale.
In fin dei conti, negli ultimi cinquanta anni, il rapporto tra segreteria di stato e pontefice gli italiani non se lo sono giocati benissimo. Durante il pontificato di Giovanni XXIII è noto quanto la diplomazia del cardinale segretario di stato, Domenico Tardini, fosse distante dai propositi del papa. Mentre durante il regno di Paolo VI, ben avvezzo ai segreti di stato, il rapporto con il francese Jean Marie Villot vide i segni del rispetto ma anche di una vigilanza costante agli atti del papato. Giovanni Paolo II ha avuto due noti segretari di stato, i cardinali Agostino Casaroli e Angelo Sodano, ed è stato il periodo nel quale la curia è stata completamento in mano alla curia stessa. Il patto siglato regalava il mondo a Giovanni Paolo II, la curia a loro, gli italiani. Per finire agli ultimi anni di Benedetto XVI, dove il duo Bertone-Ratzinger è stato spesso messo sotto accusa da gran parte della stampa internazionale.
Insomma, gli italiani vorrebbero riprovarci. Un uomo forte al comando, giovane o anziano non è un problema, e adatto al grande pubblico. Dove per “forte” si intende ovviamente capacità di mediazione col potere, decisionismo (ma non tanto…), simpatia umana.
Peccato che è difficile trovarlo. E peccato che gli stranieri non ne vogliono sapere. Al posto del Papa Re, del papa (re)gnante, preferiscono di gran lunga un papa (re)sponsabile.
La partita è cominciata, e mai come oggi nessuno sa pronosticare come andrà a finire.

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