Il comunicato del vaticano di stamane è
striminzito. Poche righe. Papa Francesco non celebrerà nella basilica di San
Pietro la Missa in Coena Domini, la tradizionale
celebrazione serale del Giovedì Santo. Bensì all’Istituto penale per minori di
Casal del Marmo. La messa è prevista per le 17.30.
«Com’è noto – si legge
nel comunicato – la Messa della Cena del Signore è
caratterizzata dall’annuncio del comandamento dell’amore e dal gesto della
lavanda dei piedi. Nel suo ministero come arcivescovo di Buenos Aires il
cardinale Bergoglio usava celebrare tale messa in un carcere o in un ospedale o
in un ospizio per poveri o persone emarginate».
«Con la celebrazione a
Casal del Marmo – continua la nota vaticana – il papa Francesco continua tale uso, che dev’essere caratterizzato da
un contesto di semplicità».
Diciamola tutta: ci aspettavamo un
“qualcosa” di nuovo. Qualcosa che stravolgesse riti e consuetudini per far
posto alla lettura bellissima del vangelo. Solo il vangelo. E basta.
E questo “qualcosa” sta avvenendo. È qui con
noi.
I gesti esteriori del nuovo pontificato
(scusate: servizio) di Francesco
diventano ora dopo ora segni quotidiani di un potere e di una rappresentatività
pontificale addolcite dal servizio ai fratelli che ci stanno accanto. Quella
Chiesa del grembiule che abbiamo conosciuto con don Tonino Bello e che una
moltitudine immensa di donne e uomini e vescovi e preti incarna spesso in
silenzio ogni giorno e in ogni angolo del pianeta, di fronte alla società
globalizzata che ingloba, mette in disparte, allontana, divide, emargina.
Il Dio della porta accanto di padre
Francesco è più di una carezza adattata all’uso per i media o al sentimento
bonario dell’immaginario cristiano. È un ritorno al futuro. È uno schiaffo in
faccia a chi non vuol guardare oltre l’uscio di casa propria e un invito alle
Chiese e all’umanità, fin troppo esplicito, a fermarsi su quelle pagine del
vangelo dove Gesù è accanto all’Altro,
chiunque esso sia.
La parola sacra, soprattutto in tempo di
Pasqua, implica scelte radicali.
In questi giorni di frammentazione e
cambiamento, appare, ancora oggi dopo duemila anni, la scelta vincente. E il
Dio della porta accanto di Francesco allarga orizzonti di comunione tra gli
uomini, tra gli sguardi sbigottiti e non convinti di chi sostiene la primazia
di una fede che comanda, indica, e a volte condanna.
Non so cosa pensare del passato dell'arcivescovo Bergoglio, quello che so è che papa Francesco fa arrivare la parola di Gesù dritta al cuore.
RispondiEliminaRosita Bertuccioli
Per tantri anni ho fatto il volontario in un carcere minorile.... capisco molto bene il gesto di papa Francesco... è semplicemente il vangelo. Ecco la Speranza!!!
RispondiEliminaGiuseppe