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venerdì 1 marzo 2013

Diario Vaticano 1/ Il rischio del Conclave


Il nascondimento di Joseph Ratzinger è la pietra di scarto dei prossimi anni nel futuro della Chiesa. Una vita di preghiera, orante e silenziosa, benché nascosta agli occhi degli uomini, è una vita piena che raccoglie le domande e i dolori dell’umanità offrendoli quotidianamente a Dio. Insieme agli uomini, sotto lo sguardo misericordioso di Dio. La Chiesa lo sa bene, e non c’è bisogno di scomodare la letteratura dei padri del deserto o la storia monastica per ricordare quanto la preghiera riesca a smuovere anime e coscienze. Per rimanere in Italia, in tempi recenti, fratel Carlo Carretto, prima dal deserto del Sahara e poi dall’eremo di Spello, riempì i cuori di migliaia di persone con i suoi libri, le sue parole, e la sua semplice accoglienza. Stessa sorte toccò a un poeta solitario come padre David Maria Turoldo, cantore del Mistero e della Speranza e, ancora oggi, viene ricordata la figura di don Lorenzo Milani (che non è stato un monaco bensì un prete molto battagliero) come grande maestro-educatore, malgrado in questo caso il suo nascondimento a Barbiana fu causato da una punizione voluta dalla gerarchia e non da una scelta personale. Il monaco Giuseppe Dossetti dal suo ritiro appenninico ha continuato ad accompagnare credenti e non credenti in percorsi di fede e di dialogo con Dio; Adriana Zarri, una vita vissuta da eremita, ha dato alla teologia contemporanea i passi della sobrietà e dell’amore disinteressato verso Dio, e dom Benedetto Calati, dal suo eremo di Camaldoli, è stato per tanti anni la guida spirituale di chi voleva incarnare davvero il Concilio Vaticano II. Per finire all’attualissimo Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, un monaco riconosciuto da tutti come una delle personalità più vive e profetiche del cattolicesimo contemporaneo.
Può dunque il nascondimento di Joseph Ratzinger configurarsi come un vero e proprio ritiro dalle cose del mondo? Evidentemente no. Non basterà ritirarsi a vita privata (privata nel recinto delle Mura Leonine…?!!) e dedicarsi esclusivamente alla preghiera. Lui c’è. Starà lì. Il nuovo papa lo ascolterà, lo vedrà piegarsi sulle pagine del Vangelo come i profeti dell’Antico Testamento annusavano per aria il soffio di Dio. Sarà una presenza silenziosa e allo stesso tempo ingombrante.
Il rischio che i vertici della Chiesa non possono permettersi oggi è quello di avere un papa, benché emerito, che prega e un papa, nel pieno delle sue funzioni, che regna.
Un papa regnante e un papa orante, cioè l’eclissi del sacro. È questo il bandolo della matassa che i cardinali riuniti in Conclave dovranno sbrogliare. Evitare l’ultimo paradosso, il più cupo, il più forte: la preghiera dell’anima o il governo delle cose. Prima che la Chiesa sprofondi in una crisi senza fine. E ridisegnare, proprio dal suo interno, il ruolo del ministero petrino, paradossalmente mai come oggi debole e forte allo stesso tempo, e nell’unica direzione possibile: servire l’umanità. 
Il mondo ne ha bisogno.

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