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venerdì 8 marzo 2013

Diario Vaticano 5 / Basta con i curiali italiani


Tira una brutta aria per gli italiani. Bruttissima. Soprattutto per coloro che hanno sostato per lunghi anni nei corridoi del potere vaticano. Gli stranieri non ne possono più. Soprattutto gli americani, che hanno preso male lo stop dato loro da camerlengo e decano ai briefing con la stampa. Così, mentre i “corvi” hanno ricominciato a parlare, i curiali desiderano accorciare i tempi: Conclave, scelta nel nome, nomine in curia rapide. Presto, il più presto possibile. Troppe discussioni non fanno bene e il potere curiale potrebbe risentirne.
Gli ex segretari di Stato Sodano e Bertone, per anni contrapposti su tutti i fronti, hanno seppellito l’ascia di guerra di fronte alla possibilità concreta che il potente gruppo degli italiani venga fatto fuori dai giochi. Sono 28 voti, ma non bastano per bloccare il Conclave, perché anche sottraendo questi voti al numero dei votanti (115), la fatidica cifra dei due terzi, e cioè 77 voti, non ha bisogno dell’apporto italiano. Un bel dilemma. E poi ci sono anche italiani che nulla hanno a che fare con le mediazioni curiali e con un clima che più volte hanno stigmatizzato e combattuto. Qualche nome? Angelo Scola, per esempio. E, infatti, pare essere tra i papabili, visto che comunque è il preferito di papa emerito Benedetto XVI, che lo ha spostato da Venezia a Milano per questo scopo. Dionigi Tettamanzi, sicuramente, e anche Gianfranco Ravasi. Stimatissimi, tutti e tre, dal resto dei cardinali stranieri presenti in Conclave.
Nel bel mezzo della confusione, i primi sguardi vanno alle indicazioni del papa uscente. I due candidati scelti da Ratzinger, sono, per formazione teologica e rigore morale, Angelo Scola e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. Ma ci sono di mezzo stavolta gli americani che sentono che “qualcosa” sta cambiando all’interno della Chiesa e non vogliono cedere alle sirene della mediazione politica, “il papa a me, il segretario a te”. In più, sono pronti alla scelta di un candidato anche forte, ma diverso, lontano anche “fisicamente” mille miglia dall’immagine che in questi ultimi 30 anni il ministero petrino ha lasciato al popolo di Dio.
Il tempo che si sono dati i cardinali per discutere il futuro della Chiesa nelle Congregazioni generali e per scegliere la data di inizio del Conclave la dice lunga sulla posta in gioco e sui rapporti di forza. E malgrado alleanze improvvise, i curiali sono in caduta libera.
Ma non è detto che sia così. La storia insegna e fa essere cauti. Già altre volte gli italiani hanno ribaltato la situazione a loro favore. Ci riusciranno anche stavolta?

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