Tira
una brutta aria per gli italiani. Bruttissima. Soprattutto per coloro che hanno
sostato per lunghi anni nei corridoi del potere vaticano. Gli stranieri non ne
possono più. Soprattutto gli americani, che hanno preso male lo stop dato loro
da camerlengo e decano ai briefing con la stampa. Così, mentre i “corvi” hanno
ricominciato a parlare, i curiali desiderano accorciare i tempi: Conclave,
scelta nel nome, nomine in curia rapide. Presto, il più presto possibile.
Troppe discussioni non fanno bene e il potere curiale potrebbe risentirne.
Gli
ex segretari di Stato Sodano e Bertone, per anni contrapposti su tutti i
fronti, hanno seppellito l’ascia di guerra di fronte alla possibilità concreta che
il potente gruppo degli italiani venga fatto fuori dai giochi. Sono 28 voti, ma
non bastano per bloccare il Conclave, perché anche sottraendo questi voti al numero
dei votanti (115), la fatidica cifra dei due terzi, e cioè 77 voti, non ha
bisogno dell’apporto italiano. Un bel dilemma. E poi ci sono anche italiani che
nulla hanno a che fare con le mediazioni curiali e con un clima che più volte
hanno stigmatizzato e combattuto. Qualche nome? Angelo Scola, per esempio. E,
infatti, pare essere tra i papabili, visto che comunque è il preferito di papa
emerito Benedetto XVI, che lo ha spostato da Venezia a Milano per questo scopo.
Dionigi Tettamanzi, sicuramente, e anche Gianfranco Ravasi. Stimatissimi, tutti
e tre, dal resto dei cardinali stranieri presenti in Conclave.
Nel bel
mezzo della confusione, i primi sguardi vanno alle indicazioni del papa
uscente. I due candidati scelti da Ratzinger, sono, per formazione teologica e rigore
morale, Angelo Scola e Christoph
Schönborn, arcivescovo di Vienna. Ma ci sono di mezzo stavolta gli americani
che sentono che “qualcosa” sta cambiando all’interno della Chiesa e non vogliono
cedere alle sirene della mediazione politica, “il papa a me, il segretario a
te”. In più, sono pronti alla scelta di un candidato anche forte, ma diverso, lontano anche “fisicamente” mille
miglia dall’immagine che in questi ultimi 30 anni il ministero petrino ha
lasciato al popolo di Dio.
Il tempo che si sono dati i
cardinali per discutere il futuro della Chiesa nelle Congregazioni generali e
per scegliere la data di inizio del Conclave la dice lunga sulla posta in gioco
e sui rapporti di forza. E malgrado alleanze improvvise, i curiali sono in caduta
libera.
Ma non è detto che sia così.
La storia insegna e fa essere cauti. Già altre volte gli italiani hanno
ribaltato la situazione a loro favore. Ci riusciranno anche stavolta?
Nessun commento:
Posta un commento