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sabato 16 marzo 2013

Diario Vaticano 10/Se gesuiti e francescani si alleano

Sono divisi dalla storia. E dalla personalità dei due padri fondatori, Francesco di Assisi e Ignazio di Loyola. Eppure la storia, oggi, per mano di vescovo Francesco, li fa riavvicinare. Diversi tra loro, gesuiti e francescani. Lontani teologicamente, pastoralmente, persino caratterialmente. I francescani allegri "in perfetta letizia", baldanzosi e presenti con i loro alberghi, conventi, foresterie in mezzo mondo. Mentre i gesuiti dediti al silenzio, alla preghiera solitaria, alla meditazione pura. Loro, i francescani, ingombranti quando attenti ai temi dell'ecologia e del creato, ai comunicati stampa e alle marce della pace. Loro, i gesuiti, fedeli servitori del papa, con le loro missioni nei posti più sperduti e le loro Università élite da sempre del pensiero cattolico.
Da una parte pace, povertà e un po' di sano commercio. Dall'altra invece silenzio, studio rigoroso e una certa propensione al consiglio a volte non richiesto. Agli uni la custodia di Terra Santa e la costruzione di un museo della cristianità in terra di Israele e l'apertura, alcuni mesi fa, di un ristorante di livello sotto la cupola di San Pietro, agli altri la comunicazione della Chiesa e Radio Vaticana e forse l'Università più famosa di teologia, la Gregoriana. Oltre a una storia di profezia e missione: le reducciones in Paraguay e Mario Ricci in Cina.
Tanti martiri ma anche loro potenze tra gli infiniti ordini religiosi. Con qualche disavventura in comune. Giovanni Paolo II commissionò i gesuiti approfittando dell'anzianità e della malattia del loro famoso padre generale, Pedro Arrupe. Benedetto XVI emise un motu proprio su Assisi, sottomettendo le basiliche francescane alla giurisdizione pontificia e cambiando anche il vescovo. Ed è noto come fossero soprattutto i teologi francescani e gesuiti i principali artefici della teologia della liberazione. Karl Rahner, gesuita, uno dei principali teologi del novecento, è caduto in oblio durante gli ultimi due pontificati.
Francescani e gesuiti. Oggi di nuovo insieme. Con la benedizione di papa Francesco. Con qualche invidia da parte dei salesiani che, negli ultimi anni del governo bertoniano, hanno accresciuto e di molto la loro sfera di influenza. È noto che il capo dei salesiani in Italia esclamò al card. Bertone, non più di qualche mese fa: "Eminenza, la prego. Non nomini più salesiani vescovi. Ci sta creando dei problemi al nostro interno".
La ruota ha girato. E adesso sarà il turno dei salesiani a riposarsi un po'.

3 commenti:

  1. Ciao, due chiarimenti. Io ho sentito dire che il vescovo Bergoglio fu un grande oppositore della teologia della liberazione quando si sviluppò in Argentina, dal tua articolo sembrerebbe che invece ne auspichi una rivalutazione? O forse ho capito male.
    Seconda cosa: in che senso i salesiani stavano avendo difficoltà per le nomine vescovili? Frequento una parrocchia salesiana e l'argomento mi interessa. Grazie

    Salvatore

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  2. Solo cronaca. Gesuiti e francescani sono stati i più attenti alla teologia della liberazione.
    Sui salesiani, sappiamo tutti quanto hanno contato in questi anni grazie a Bertone. Nel pezzo spiego come il loro responsabile chiedesse proprio al salesiano Bertone di calmarsi nel promuovere sempre e solo salesiani.

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    1. Ok grazie mille :) buona domenica :)

      Salvatore

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