Visualizzazioni totali

mercoledì 22 maggio 2013

Ciao don Gallo, l'ultimo profeta


Il sorriso di don Andrea Gallo è come quel suo sigaro toscano sempre in bocca a fargli compagnia. È contagioso. Irrompe frammenti di parole sacre, quelle che lui ha incarnato nella sua lunga e bella vita. Ho avuto la fortuna di essergli vicino per alcuni lavori editoriali negli ultimi tempi, e proprio in questi giorni parlavamo di De Andrè, il suo amico poeta degli ultimi e dei disperati. Si era commosso proprio quando abbiamo cominciato a riflettere su quella straordinaria canzone-poesia che è Smisurata preghiera. Quando parlava di De Andrè si commuoveva sempre, mentre con Bella Ciao, la canzone dei partigiani, quella che lui amava cantare nelle osterie e nelle feste di paese, aveva un rapporto più battagliero e ironico. Si sentiva partigiano, non solo da un punto di vista storico. Era un partigiano vero, di parte, e come parte aveva scelto di stare con gli ultimi e i reietti del pianeta.
Lui, ultimo profeta degli sbandati e degli emarginati, non aveva scuse davanti al Vangelo. Gesù parla chiaro, diceva spesso. E la sua Comunità di San Benedetto al Porto ne è l'esempio concreto. Non c'è ultimo della terra che non sia passato per le sue braccia e il suo cuore colmo d'amore: trans, malati di mente, disoccupati, tossicodipendenti, senza tetto, carcerati. La feccia dell'umanità, direbbe qualche benpensante, ma benedetta da Dio. E da don Gallo.
Un cristiano tutto di un pezzo. Amante della sua Chiesa, e obbediente in piedi. Si è fatto sentire, eccome, anche dalla gerarchia, la sua voce ha varcato i confini delle sagrestie e del tempio per diventare testata d'angolo di un vangelo che è amore e compassione.
Non si è dato mai per vinto, e ha continuato tenacemente fino all'ultimo a lavorare per i suoi giovani e la sua Comunità, sia a Genova che nel resto del mondo dove aveva saputo gettare i semi dell'accoglienza.
Incontenibile e generoso. Le sue prediche nella messa domenicale dall'altare della piccola chiesa al Porto erano frammenti d'amore e non era difficile trovare tra le panche non credenti assorti e in meditazione. Una volta, ricorda don Gallo, entrò l'ebreo Moni Ovadia e lui lo invitò vicino a lui a recitare il Pater, l'antica preghiera delle religioni sorelle.
Ha sorriso di fronte al male della società e alle ingiustizie che essa produce, si è divertito con la speranza che anche i disperati possono cambiare, se vogliono, non solo la loro condizione di vita, ma anche quella del loro paese.
Ci lascia un vuoto inimmaginabile, come prete e come uomo amante e difensore della Costituzione. Quando fu eletto papa Francesco, lo abbiamo visto gioire come non mai. Era davvero contento che lo Spirito gli avesse fatto questo bel regalo per i suoi quasi 85 anni. Lo amava papa Francesco, eccome. E ne citava ogni sua parola.
Ora che anche questo ultimo partigiano della giustizia e della pace se ne è andato, rimane la certezza che la lotta contro i poteri e i soprusi, anche quando è impari, è sempre da fare se convinti della bellezza del messaggio evangelico.
Vai con Dio, Andrea. E saluta, da lassù, tutti gli amici che avrai già incontrato: don Milani, don Mazzolari, padre David Maria Turoldo, don Tonino Bello, padre Ernesto Balducci e Carlo Maria Martini.
E vi immaginiamo, mentre state cantando tutti insieme, il Bella Ciao della speranza, davanti allo splendore che hai sempre desiderato, un giorno, di conoscere.

1 commento: