Con Giandomenico sembra che ci
conosciamo da tempo. Le stesse letture, la squadra del cuore, la stessa
passione per la Chiesa e lo stesso desiderio per un’Italia bella, pulita e
giusta. Da quel 13 di marzo del 2013, giorno dell’elezione di Bergoglio, lui ha
deciso di seguirmi in modo assiduo sui social network, in questo blog e nei
giornali dove le mie riflessioni vengono ospitate.
Un amico virtuale, ma costante e
più vicino di tanti amici cosiddetti “veri”. Così, quando ha scoperto che ero
per rifugi del Cadore da una semplice foto pubblicata sul mio profilo facebook,
mi ha scritto un messaggio per dirmi che anche lui, da buon pugliese e amante
del mare, era da quelle parti a ritemprarsi l’anima e, in meno di mezza
giornata, abbiamo organizzato una messa di montagna all’ora dell’imbrunire
insieme ad altri amici (sempre conosciuti via facebook) e poi, a Dio piacendo,
una gustosissima cena in un rifugio d’alta montagna tra le vette del Pelmo e le
Tofane.
Lascio ai sociologi la morale
della favola. Mi limito a osservare che mentre ci raccontavamo le nostre vite
“a tavola con Dio”, abbiamo potuto dare sfoggio del nostro lato migliore, io
raccontando le qualità organolettiche del Pinot nero riserva di Muri-Gries (e
insieme addentrarmi in ricostruzioni storico-religiose dove l’abbazia di
Muri-Gries se le dava di santa ragione in fatto di regole monastiche con i
fratelli maggiori di Novacella, e alla fine riuscire vincitori almeno nella
vinificazione del loro vino, piccolo prodigio dell’Alto Adige, in particolare il
Lagrein), lui con citazioni di Maritain impastate con l’esperienza lavorativa
da promotore finanziario, mentre la sua giovanissima figlia scopre il lato del
dono in una missione in Tanzania. Anche Marilena e Chiara non sono state da
meno, aggiungendo alla colta e divertita conversazione quel “di più” che solo
l’animo femminile sa fare, non disdegnando una dotta disquisizione sulla
ricetta dello strudel di Chiara che ormai su facebook ha molti adepti.
Il cortese proprietario della
baita ci ha concesso di fare quasi mezzanotte a tavola, ora tarda e
improponibile in qualsiasi luogo montano, forse deve aver capito che eravamo al
primo incontro. Fuori era freddo, circa dieci gradi, ma la mezzaluna illuminava
il creato delle vette in un silenzio carico di ascolto.
Ci siamo promessi un’altra
visita, questa volta a Roma, la mia città. E tornando verso casa, per un
attimo, ho pensato che Dio, quella stessa sera, abbia voluto regalarmi la gioia
dell’inatteso.
Sono andato a dormire così, con
l’iPhone tra le mani aperto su facebook e le cuffie che accarezzavano
dolcemente le mie orecchie con Officium, il sax notturno di Jan Garbarek e le voci
ancestrali di Hilliard Ensemble, per l’ultimo capitolo della notte fino
all’alba più vicina.
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