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mercoledì 20 agosto 2014

Diario d'agosto/10. Dio è un bacio?


Dio è un bacio? La domanda irrompe improvvisa tra i miei spostamenti monacali in questa estate vestita d’autunno, tra la Comunità di Bose, Camaldoli e l’Abbazia di Sassovivo, erede del pensiero più genuino di fratel Carlo Carretto. Già, Dio è davvero un bacio? Prendo in prestito da uno dei leit motiv di dom Benedetto Calati, straordinaria figura di profeta conciliare e indimenticato priore generale dei camaldolesi dal 1969 al 1987. Perché ho l’impressione che tra Dio-abbraccio, Dio-incontro, Dio-regola di vita, Dio pronto ad assecondare la sua Chiesa come un ospedale da campo dopo la battaglia, e il solito Dio-rituale addobbato a festa per la liturgia e la celebrazione del sacro, qualcosa oggi manchi. Alla teologia, alla vita delle comunità, ai desideri spirituali. Me lo diceva già, diversi anni fa, il mio maestro spirituale, don Enrico Ghezzi, quando parlava in epoche non sospette di “Dio-godimento”, senza scomodare l’opera omnia di Sigmund Freud (che comunque aveva bella aperta sul suo tavolo da lavoro… da parroco di periferia). Forse sarà stata l’impronta di dom Calati, che aveva conosciuto nei suoi frequenti incursioni bibliche proprio a Camaldoli.
Forse. Fatto sta che il Dio-godimento diventa, ancora oggi, nel tempo di Dio della filosofia positiva e laica, dove anche la guerra viene accettata se “serve” per difendere inermi (e la religione cristiana, e i cristiani martoriati nel resto del mondo), il primato di un sacro pieno di passione per la natura umana e la natura divina di Dio stesso.
È forse troppo pensare a un Dio che è un bacio, trent’anni dopo Calati, lasciandosi avvolgersi da un erotismo sacro che, prima di essere teologia che ci insegna a incontrare l’uomo, è esso stesso innamoramento e viscerale pulsione d’amore?
Mi chiedo: prima delle leggi sacre (e qui ci siamo…), prima della preghiera, del silenzio dell’anima, del dialogo con l’uomo oggi, non credenti compresi, dell’ecumenismo, dell’abbraccio con la povertà – nel mio recente libro scritto a quattro mani con il nuovo priore di Camaldoli, dom Alessandro Barban, c’è traccia di questa ricerca terrena-escatologica, “Il vento soffia dove vuole. Confessioni di un monaco”, Rubbettino editore) -, non sarebbe il caso di (ri)educare le nostre Chiese, le nostre catechesi, persino i nostri incontri conviviali, a un assaggio, individuale certo, di un Dio-godimento che è un bacio? Il Dio del sapore del cielo e della terra, della porta accanto, il Dio di quel conviviale, proprio degli innamorati, che non ha paura di lasciarsi “andare” in un erotismo della Parola che diventa godimento nel momento stesso che la si ascolti e la si pronunci?
Dio è un bacio. È davvero difficile ricominciare da qui?

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