Dio è un bacio? La domanda
irrompe improvvisa tra i miei spostamenti monacali in questa estate vestita
d’autunno, tra la Comunità di Bose, Camaldoli e l’Abbazia di Sassovivo, erede
del pensiero più genuino di fratel Carlo Carretto. Già, Dio è davvero un bacio?
Prendo in prestito da uno dei leit motiv
di dom Benedetto Calati, straordinaria figura di profeta conciliare e
indimenticato priore generale dei camaldolesi dal 1969 al 1987. Perché ho
l’impressione che tra Dio-abbraccio, Dio-incontro, Dio-regola di vita, Dio
pronto ad assecondare la sua Chiesa come un ospedale da campo dopo la
battaglia, e il solito Dio-rituale addobbato a festa per la liturgia e la
celebrazione del sacro, qualcosa oggi manchi. Alla teologia, alla vita delle
comunità, ai desideri spirituali. Me lo diceva già, diversi anni fa, il mio
maestro spirituale, don Enrico Ghezzi, quando parlava in epoche non sospette di
“Dio-godimento”, senza scomodare l’opera omnia di Sigmund Freud (che comunque
aveva bella aperta sul suo tavolo da lavoro… da parroco di periferia). Forse
sarà stata l’impronta di dom Calati, che aveva conosciuto nei suoi frequenti
incursioni bibliche proprio a Camaldoli.
Forse. Fatto sta che il
Dio-godimento diventa, ancora oggi, nel tempo di Dio della filosofia positiva e
laica, dove anche la guerra viene accettata se “serve” per difendere inermi (e
la religione cristiana, e i cristiani martoriati nel resto del mondo), il
primato di un sacro pieno di passione per la natura umana e la natura divina di
Dio stesso.
È forse troppo pensare a un Dio
che è un bacio, trent’anni dopo Calati, lasciandosi avvolgersi da un erotismo
sacro che, prima di essere teologia che ci
insegna a incontrare l’uomo, è esso stesso innamoramento e viscerale pulsione
d’amore?
Mi chiedo: prima delle leggi
sacre (e qui ci siamo…), prima della preghiera, del silenzio dell’anima, del
dialogo con l’uomo oggi, non credenti compresi, dell’ecumenismo, dell’abbraccio
con la povertà – nel mio recente libro scritto a quattro mani con il nuovo
priore di Camaldoli, dom Alessandro Barban, c’è traccia di questa ricerca
terrena-escatologica, “Il vento soffia dove vuole. Confessioni di un monaco”,
Rubbettino editore) -, non sarebbe il caso di (ri)educare le nostre Chiese, le
nostre catechesi, persino i nostri incontri conviviali, a un assaggio,
individuale certo, di un Dio-godimento che è un bacio? Il Dio del sapore del
cielo e della terra, della porta accanto, il Dio di quel sì conviviale, proprio degli innamorati, che non ha
paura di lasciarsi “andare” in un erotismo della Parola che diventa godimento
nel momento stesso che la si ascolti e la si pronunci?
Dio è un bacio. È davvero difficile ricominciare da qui?
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