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venerdì 1 agosto 2014

Diario d'agosto/1. Domenico, l'ultimo pastore d 'Abruzzo

Domenico è uno degli ultimi pastori d'Abruzzo. Dagli inizi di giugno al venti di settembre se ne sta lì, con le sue pecore e capre, a circa duemila metri, sotto il Rifugio Manzini, appena poco sotto la vetta di Monte Amaro, i quasi tremila della Majella più nascosta. Una piccola grotta fa da riparo. Vive con poche cose: la luce del giorno e il buio della notte, la pasta che si porta da casa e il latte, ovviamente, in abbondanza. Cerca compagnia, Domenico, e buon vino: quando scopre che anche io sono un innamorato di Monte Amaro, ci sono stato ben tre volte ( una faticaccia...mica stiamo sulle Dolomiti!), mi dice: " se vieni lassù mangiamo insieme, ma tu porta lu vine". Giá, il vino, il baratto giusto per un piatto di pasta e un po' di parole consumate in due nel deserto appenninico di una solitudine immensa. Non è più tempo delle vie di transumanza verso il Tavoliere delle Puglie nell'inverno rigido abruzzese: oggi si torna a valle, in approdi naturali di prati d'altura. Il prezzo, giusto, pagato alla modernità.
La sua casa a Fara San Martino è un inno al formaggio di capra. Se lo scopre Carlin Petrini e Slow Food è fatta. Il suo formaggio è uno dei più buoni e genuini che io abbia mai assaggiato. Odori del miglior alpeggio, sentori di erba, delicatezza, armonia e sapidità, ormai fa parte della mia dispensa annuale. Spesso, quando passo a Fara, mi fermo poco nel negozio aziendale di quello che è il tempio riconosciuto della pasta italiana e preferisco, in realtà, andare a casa di Domenico.
Giorni fa era appena tornato dalla sua grotta, di solito ci sta cinque giorni. Torna a casa per desiderio di mura amiche, una doccia, un pranzo e via di nuovo. Il suo viso era un tizzone, altro che abbronzatura artificiale. Si vede che ha come compagno migliore il sole, nei giorni fortunati. Mi ha sorpreso ancora una volta, mentre mi parlava della montagna in fiore, per via delle piogge, davanti ai nipoti che giocavano con il cellulare.
Ho preso il mio formaggio, stavolta in abbondanza, perché quando le capre mangiano l'erba buona e fresca di pioggia il formaggio è divino. Mi ha rincorso la sua voce, porta lu vine...
Domenico, che tu sia benedetto! 

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