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sabato 16 agosto 2014

Diario d'agosto/8. Sass de Stria, sulle tracce della Grande Guerra


Il fascino (storico) della Grande Guerra mi ha raggiunto oggi sul Sass de Stria, straordinaria vetta dolomitica di fronte a sua maestà il Lagazuoi. Ben 2477 metri da attraversare roccia su roccia, anche se non è la vetta a impressionarmi. Questo cammino storico-alpinistico attracca dal Passo Valparola, davanti al Museo della Grande Guerra. E più la vetta si avvicina, più mi vengono in mente i soldati, dei diversi fronti, gli italiani e gli austriaci, che scavano trincee nella nuda e forte roccia dolomitica a età insospettata. Mentre mi inerpico con il mio abbigliamento tecnico leggero da montagna, penso a quei vestiti, lana e stracci, a quelle scarpe appiccicate ai calzettoni con la colla fatta in casa, che avvolgevano quei poveri ragazzi a temperature che d’inverno vanno sui meno venti e meno trenta gradi. Mani che scavano, che tentano di accendere fuoco, mani infreddolite e ghiacciate tra la neve fresca e qualche fucile d’ordinanza da lubrificare e riscaldare.
Ho pensato a loro, la gioventù migliore di entrambi i lati, sul Lagazuoi gli italiani, al Sass de Stria gli autrici, mandati a difendere l’onore di un pezzo di terra per le idee disperate della follia imperialistica. Come avranno fatto a resistere, ancora non ho capito. Mentre io, e altre decine e decine di escursionisti, arranchiamo col passo difficile di chi ha vita facile. Sono saliti fin quassù, da dove si domina in una vista fantastica la Val Badia, la Marmolada, e tutto il Passo Falzarego e il Lagazuoi, sono saliti con le loro gambe e l’aiuto di qualche buon mulo. Poi braccia, fiato e allegria attaccata al grappin.
Gli alpini italiani hanno fatto una gran bella opera, mettendo in ordine queste trincee in un contesto ambientale superbo, e rendendo infine anche le nefandezze di una guerra mondiale l’occasione per un libro di storia ancora aperto e ancora tutto da scrivere. Invece di gite a Barcellona, porterei i nostri ragazzi delle scuole a incamminarsi per i rifugi delle Dolomiti. Certo, si suda. Si soffre il caldo e il freddo, non ci sono discoteche, ma si capiscono un sacco di cose.
Il Sass de Stria è una delle più belle camminate delle Dolomiti italiane. Poi, a valle, sul Passo, preso d’assalto dai motociclisti per lo più tedeschi, un odore di formaggio d’alpeggio e di speck ti insegue ovunque. E penso a cent’anni fa, lo stesso odore, lo stesso sapore, messo a tacere da qualche fucilata.
Nelle vette di montagna ci sono sempre delle croci. Anche al Sass de Stria. Ho sempre pensato che esse, più che lo sguardo del Creatore, rappresentino in realtà l’estensione dell’abbraccio dell’umano all’umano, in un vortice di pace che già esso stesso è vita. Perché solo chi si incammina per i passi d’altura, sa ascoltare al meglio il respiro dell’anima.

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