L’estate è accompagnata dai campi
estivi. Azione cattolica, Scout, Libera, parrocchie, Legambiente, le missioni
in terre lontane e altrettante associazioni e movimenti che trasudano di
gioventù buona. Le città sono prese d’assalto dal turismo di massa, ma sono i
territori più nascosti ad accogliere la grande bellezza del coraggio e del
sorriso. Una ragionevole buona speranza percorre l’Italia intera oppure naviga
e sbarca verso latitudini dove fame e miseria hanno più bisogno di braccia e
mani.
I giovani hanno un cuore d’oro,
innocente e battagliero. Gli adulti che stanno loro vicino, a volte sono
cuochi improvvisati, educatori incasinati e accompagnatori sobri che prendono tempo alla loro estate e
alle loro famiglie, sacerdoti che capiscono quanto sia più bello, almeno in
estate, celebrare una messa in alta montagna che non in una parrocchia di
provincia.
C’è chi mette sul piatto della
bilancia emozioni e doni particolari, chi il tempo delle proprie mani, chi
invece la capacità di ascoltare semplicemente l’altro.
Ho sempre pensato che i campi
estivi riescano bene laddove l’ambiente che circoscrive l’esperienza sia bello,
sobrio, pieno di sole. Oppure che abbia bisogno del nostro sole, del nostro
calore. Mare o montagna. Ma anche Africa e Medioriente, o
il continente latino-americano, dove spesso il dolore di vivere dei popoli offusca la
voglia di speranza. L’importante è che il creato sia contento di una presenza
umana diversa, concreta, gioviale, che dia senso all’ambiente stesso e sappia
valorizzarne i suoi colori e custodirne i suoi odori. Ecco perché penso, e non
da oggi, che i campi estivi (per giovani e adulti, nelle lontane missioni…) siano una delle esperienze
civili e corporali più vicine alla teologia della bellezza e del gusto di Dio.
Le mani si avvicinano ad altre mani, le bocche spalmano baci, gli abbracci non
hanno sesso, età e religione. Il sorriso è vero, non spregiudicato.
Se i nostri riti liturgici e
sacri, perfino i riti democratici, sapessero raccogliere questo coraggio
estivo, gran parte della società oggi sorriderebbe di più. Scommettere su
questa solidarietà e amicizia diffuse non è ipotesi utopica. È, invece, la
realtà di un sentimento popolare che ha solo bisogno di essere cresciuto,
allevato, e infine educato, per persone che sapranno riconoscere il bello e il
giusto.
Nessun commento:
Posta un commento