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lunedì 1 luglio 2013

Francesco 7 / Il roveto ardente di Francesco


La sedia vuota in un concerto di musica classica. Le omelie quotidiane da Santa Marta che sono cazzotti in faccia agli amanti di un certo clima ecclesiale autoreferente. La commissione sullo Ior. La commissione sulla riforma della Curia. L’enciclica a quattro mani. La lavanda dei piedi a una donna detenuta e musulmana. La Chiesa che deve essere madre, non baby sitter. Il rifiuto dell’appartamento pontificio. Il rifiuto delle vacanze nella villa pontificia di Castel Gandolfo. Il “buonasera” a tutti. Il “pregate per me”. Il “basta” ai gentiluomini del papa.
Poi, oggi, all’improvviso, come se lo Spirito scendesse di nuovo sulla terra dopo quel mai dimenticato 13 marzo, l’annuncio che andrà a Lampedusa. Terra e mare dei margini, del cammino migrante, della ricerca di libertà e dignità. Dopo che il silenzio, anche pastorale, ha risieduto per lungo tempo lungo gli argini della provvisorietà di questa sfortunata e bellissima isola.
La Chiesa c’è. Francesco, Pietro, muove la barca in direzione Sud.
Una carezza, forse. Un sorriso, forse. Oggi però possiamo dirlo a voce alta, con orgoglio misto a sorpresa: il roveto ardente del vangelo accende, con Francesco, i cuori di un’umanità distratta e maltrattata, lasciata sola al suo destino. Restituendo alla laicità di uno Stato assente, quel surplus di amore per l’uomo che non conosce confini geopolitici o religiosi.
Un gesto profetico quello di Francesco. Sulle acque del mare Mediterraneo, sventola la bandiera di un cristianesimo che si riprende in mano le redini di una costruzione della città dell’uomo a misura d’uomo cominciando dai suoi diritti fondamentali.
Che altro c’è da aspettarsi da papa Francesco?

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