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lunedì 8 luglio 2013

Francesco 8 / L'isola dei venti leggeri


La Croce di legno di barca. L’altare costruito da mani di pescatori. I fiori in mare, in onore e memoria di chi non c'è più. I canti semplici di una parrocchia isolana. Il buon Ramadan. L’O’ scià. Il vento di Lampedusa che sembrava accarezzare le note di Volare, la memoria sonora del suo residente illustre, il mare e l’abbraccio con ogni terra di ogni luogo e nazione.
Oggi è festa. Come è giusto che sia quando pianto e riso si uniscono in un tenero abbraccio. Per un attimo, un giorno, qualche ora, anche in uno degli ultimi approdi di un Mediterraneo troppe volte  dimenticato, abbiamo ascoltato parole che non ascoltavamo da anni, da quando i “nostri” vecchi ci hanno lasciato: giustizia, pietà, accoglienza, amore, carità, identità, tolleranza, rispetto, dignità.
Ci voleva un prete “venuto da lontano” a scompigliare il lessico della buona speranza. Che, oggi, in avamposto mediterraneo di saline e tonnare, trova pace nell’invocazione finale alla Madonna di Lampedusa, protettrice dell’isola.
Oggi è giorno di venti leggeri. Di Vangelo arruffato e sbuffato come la spuma delle onde in battigia. Che bagna il volto dell’insensibilità, dell’indifferenza. Che asciuga le ferite.
Oggi la croce di legno restituisce, in parte, non i morti di mare, ma la certezza che il cammino di ogni popolo migrante è benedetto da Dio. E amato dagli uomini.
Ci voleva Lampedusa. Ci voleva Francesco.

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