Un
sondaggio di Demos&Pi pubblicato oggi ci dice qualcosa in più su quello che
gli italiani pensano della Chiesa e del papa. Alla domanda se ci sia fiducia
nel papa o nella Chiesa hanno risposto così: il 37,3 per cento non ha nessuna fiducia, il
35,2 ha fiducia sia nel papa che nella Chiesa, l’8,9 invece solo sulla Chiesa e
infine il 18,6 per cento solo nel papa. Sulle ragioni della rinuncia al papato
di Benedetto XVI le risposte si dividono in modo netto, bipolare: il 42,9
ritiene che il papa si sia dimesso per le lotte di potere e gli scandali
all’interno della Chiesa e del Vaticano mentre il 43,5 perché non ha più le
forze per svolgere questo impegno. Mentre, dato assai interessante, il 70,5 per
cento ritiene che Ratzinger abbia fatto bene ad andarsene.
Si
sa, i sondaggi valgono perché relativi e non assoluti. Ma quello che emerge è un’istituzione-Chiesa
che non ne esce bene. Anzi. E un Benedetto XVI che, lontano anni luce nelle simpatie
dei fedeli dal suo predecessore Giovanni Paolo II, in realtà ora abbia
guadagnato molto in termini di fiducia. Non tanto in simpatia, ma quanto in
fortezza d’animo e in risolutezza rivoluzionaria.
Insomma,
la Chiesa naviga in brutte acque, sondaggi alla mano. Il nuovo Conclave non
potrà non tenerne conto e i cardinali che a breve eleggeranno il nuovo papa più
che scegliere subito il nome farebbero bene a cercare i perché di questo disastro di immagine.
L’atto
di Ratzinger, davvero rivoluzionario, abbatte con un colpo solo i “distinguo” e
le mediazioni in favore di un atto di coraggio di fronte alla crisi che
attraversa oggi la Chiesa.
Una Chiesa
che è santa e peccatrice, lo sappiamo. Fedele al Vangelo sulle strade del mondo
e qualche volta però troppo attenta, almeno nella gerarchia, alle tentazioni
del potere.
Più
santa che peccatrice, senz’altro. E forse, chissà, peccatrice non solo da oggi
ma anche “tentata” da un periodo storico dove la barca andava a gonfie vele. E
dove un papa polacco mostrava al mondo il vessillo del trionfo.