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mercoledì 13 febbraio 2013

La partita del Conclave

Antichi spettri si rincorrono per i corridoi bui del Vaticano. Che il colpo gobbo arrivasse da un conservatore come Joseph Ratzinger nessuno se lo aspettava. Né la curia, né le lobbies affaristiche e di potere che sempre tentano di lucrare dal Vaticano spazi e privilegi, né i cardinali con le loro squadre in campo pronte a dar di spada. Lui, il teologo tedesco che per più di un ventennio è stato il guardiano dell'ortodossia nell'era wojtyliana, stavolta ha davvero sparigliato le carte.
Quello che spaventa oggi gli attuali detentori del potere Vaticano sono, appunto, non tanto gli aspetti giuridici delle dimissioni, ma il fatto che ciò nasconde una rivoluzione teologica dai risvolti imprevisti. Il Papa che si dimette è da valutare alla stessa stregua di un nuovo Concilio Vaticano III in fieri, e al di là dei distinguo, Benedetto XVI va nella direzione delle ultime parole di Carlo Maria Martini, quando, in piena libertà di coscienza e di uomo di fede, tuonò contro le miserie del potere temporale della Chiesa sperando che la Chiesa stessa trovasse presto al suo interno le forze per guardare avanti e cambiare atteggiamento.
In modo del tutto inatteso, il soffio dello Spirito ha spalancato le porte del Vaticano con il successore di Pietro. Un fatto epocale. Che avrà, come è lecito immaginare, reazioni contrarie e arrabbiate.
Ecco perché il prossimo Conclave è un evento storico, che ridisegnerá i confini missionari della trasmissione della fede cattolica insieme a quelli giuridici di un ordine temporale che per forza di cose andrà riformato e ridimensionato.
Il nome del prossimo Papa non sarà un nome di mediazione, quindi, ma un nome che esprimerà una scelta radicale sui nuovi tempi che la Chiesa si appresta a vivere avendo davanti a sé il Vangelo e non altro.
La domanda che tutti si pongono è: chi è in grado di fare ciò? Se la Chiesa dovesse finalmente aprirsi alle novità e alle domande che la società contemporanea pone alla fede, la scelta non potrà che andare su tre nomi: l'italiano Gianfranco Ravasi, il francese Jean Louis Tauran (in teoria, in quanto malato, ma potrebbe convogliare nomi su un papa  "aperto") e il filippino Luis Antonio Tagle, astro nascente del continente asiatico e uno degli estensori di uno dei capitoli più difficili della monumentale opera sul Concilio Vaticano II del prof. Alberigo. Per una visione sempre di grande respiro teologico ma anche più attenta alla fortezza di una fede che non può avere momenti di debolezza, in pole position c'è l'arcivescovo di Milano Angelo Scola.
Ma, al di là dei nomi, quello che conta oggi sono le idee e il fatto che le idee siano supportate da una maggioranza corposa di votanti.
Sarà una battaglia dura, tra chi vuole il Medioevo e chi si lascia prendere dal soffio dello Spirito. Una fumata bianca che aspetteremo tutti con ansia, per vedere se la Chiesa, sposa del Cristo, abbia la voglia di aggiungere un po' di profezia evangelica a un mondo che ha bisogno, mai come oggi, di essa.

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