Un
libro diverso. Non è il peana di vescovo Francesco. Non sono abituato a
incensare nessuno. Però ricordo molto bene quella sera del 13 marzo di un anno
fa in piazza San Pietro, ad attendere l’habemus
papam con curiosità giornalistica e passione da credente. Quel cognome,
Bergoglio, e quel nome, Francesco: un’emozione unica. Lo Spirito sapeva di
nuovo riempire in un abbraccio ancestrale la piazza e il cuore della gente.
Ho
cominciato da lì. A rammendare, più da sarto che da cronista, news, novità dal
vaticano e dintorni e scampoli di passato di una Chiesa spesso messa ai margini.
Il mio blog, questo blog, mi è stato d’aiuto. Improvvisamente il mondo
cattolico ricominciava a parlare, dialogare, perfino a fare polemica. Mi sono venuti
in mente subito i profeti dimenticati, i nostri mons. Arnulfo Romero, don
Tonino Bello, Carlo Carretto, il card. Martini, dall’altro mondo dom Helder
Camara, il mio amico don Andrea Gallo, morto troppo presto per non rallegrarsi
di persona con il “suo” Francesco, e ho immaginato che una mano intrisa di
sudore argentino li venisse a tirare fuori dai loro sepolcri dimenticati dalla
Chiesa ma non dal popolo di Dio, e li riesumasse a nuova vita. Risorti, diremo
da cristiani.
Ecco
perché ho voluto scrivere questo libro, in un modo forse un po’ diverso. Ed ecco
perché ho scelto, per convinzione, un editore cattolico, almeno per questa
volta. Non mi sono dilungato in una cronaca del “papa venuto da lontano”, ma ho
cercato di dare gambe e fiato a una nuova speranza. La scrittura, a volte, è
un’incredibile arma a disposizione per rendere sempre viva la memoria
collettiva e immaginare la speranza.
Ho
cercato di incamminarmi verso tracce di vangelo, più che nella coltre fumosa
dei comunicati stampa o nelle sagrestie odoranti di vecchio. Perché, con Francesco,
è di nuovo il volto sorridente e misericordioso del Gesù storico che ci conduce
per mano lungo i sentieri della “buona battaglia”.
Chiesa anno zero. Una rivoluzione chiamata
Francesco. Sì, ammetto, il titolo è forte. La Chiesa riparte da zero. E per
me Francesco è una vera rivoluzione. Oltre la cronaca.
Per
dirla con Karl Rahner, teologo gesuita, rinchiuso in questi anni nel corridoi soporiferi
e clericali della teologia ufficiale e dei consigli del Sant’Uffizio, «per una
fede che ama la terra».
Già,
ancora oggi: la fede che ama la terra.
Che gusto a dirlo di nuovo.
(Sono a disposizione per presentazioni o semplicemente per discutere di
Chiesa e mondo: gianni@giannidisanto.it)
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