Ieri sera ho visto un film, Il cammino per Santiago. Credo sia
ancora per poco nelle sale cinematografiche, eravamo pochissimi spettatori in
sala ma dal bisbiglio durante la proiezione si capiva che i presenti
avevano “fatto” il cammino per Santiago di Compostela.
Il film è commovente. Bello, sobrio,
ottima musica, caldi colori, fotografia impareggiabile, attori intelligenti e mai
invadenti. Ma quello che mi è rimasto impresso è il blues dell’anima che batte
forte a ogni ripresa effettuata nel film, così come a ogni passo o pedalata
effettuata nel Camino vero e proprio.
Non so perché, ma il Camino ti rimane
dentro per sempre.
Con me c’erano due amici, diciamo
agnostici. Mi hanno chiesto subito quale volo portasse a Santiago, vogliono
intanto andarci per un weekend. Non è poco.
Diretto da Emilio Estevez e interpretato dal
padre Martin Sheen, il film
rappresenta anche un ritorno della famiglia Estevez alla terra di origine (la
Galizia). Il padre dell’attore Martin
Sheen, nel 1914, emigrò da Salceda de Caselas per gli Stati Uniti.
E poi c’è la musica
galiziana, stupenda. I paesaggi mai dimenticati della meseta spagnola, gli
incontri lungo i sentieri, lo zaino, la fatica, il sudore, le cattedrali, i
templari. E uno strano spirito che aleggia su chi intraprende il Camino.
Se sia Dio non lo so. Ma è
qualcosa che gli va vicino.
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