Ho un debito di riconoscenza con il libro sacro di Khoélet. Mi piace ogni
tanto assaggiarlo e annegare in esso pensieri e stati d’animo. Trovo sia molto
musicale. Le parole sacre si accompagnano bene con i suoni dell'anima.
Sono legato per via naturale al tempo del cosmo, che non passa mai, e ai
tempi della vita che allungano le ore in tracce di infinito. Ho in dono la
lentezza del tempo, contemplare la natura, veder nascere, destinare a passi
lenti la vecchiaia, offrire il mio sguardo di rispetto e gratitudine a una vita
che si spegne.
Amo il tempo che passa. E che si lascia accarezzare. Le stagioni della
vita sono diverse, uniche, e diverse e uniche sono le esperienze che ne
facciamo. Ne rammendiamo, qualche volta, il loro dispiegarsi nel tempo come
fili di lana dispersi nel grande gioco della vita.
Ma il tempo corre, inesorabile. Sta a noi renderlo sorriso e godimento.
C’è il tempo dell’amore, del corteggiamento, c’è il tempo della lotta, il tempo
della musica e del ritmo, il tempo del camminare e del guado di altri mondi, il
tempo per qualcosa che non riusciamo ancora bene a decifrare.
E poi c’è il tempo del parlarsi. Da soli, in compagnia. Il più bello.
Ecco, se dovessi pensare, in questo giorno di luglio che benedico nel
tuo nome, al tempo che passa, proverei a dire che proprio oggi, tu, hai una
possibilità in più: mettere insieme tutti i tuoi tempi passati e proiettarli in
un magnifico tempo di futuro.
È la promessa. La parola data. Che non ha bisogno di religione, di atti e
certificati. In cui musica, amore, felicità, coscienza e dono si fanno cammino insieme
e bene comune.
Capita raramente che avvenga. Forse una sola volta nella vita.
Ti auguro di accettare questo tempo come i vecchi contadini, una volta,
dissotterravano i frutti della terra. Con sudore, fatica e sorriso.
Non sarà una passeggiata. Ma l’ennesima prova che il grande gioco della
vita ti dà in pasto per conservarti persona.
Per te, e per gli altri “oltre” te.
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