A
pochi giorni dalla Pasqua gli italiani si stanno chiedendo se è davvero il
tempo della resurrezione per questo nostro Paese in difficoltà. Non ne va bene
una. Alle difficoltà economiche e sociali si aggiungono quelle riguardanti
l’uso dei soldi pubblici nella politica. La situazione che l’Italia sta
attraversando è sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di leggere le prime
pagine dei giornali per saperne di più, basta andare al mercato a fare la spesa
oppure parlare con il vicino di casa. Siamo al collasso economico, almeno per
una fetta largamente maggioritaria della popolazione. Mentre lo spread fa il
comodo suo, in un saliscendi continuo come quello della Borsa di Milano, le
imprese licenziano, in barba a qualsiasi progetto di riforma dell’articolo 18,
le persone perdono il posto di lavoro, i suicidi a causa della crisi economica
aumentano. Il dramma sociale è sotto gli occhi di tutti, e le famiglie non
riescono ad arrivare a fine mese. Anche se gli italiani hanno preso bene la
manovra Monti per il ristabilirsi dei conti pubblici, adesso cominciano a non
capire più il perché si debba sempre andare a pescare sul fronte delle entrate,
e ovviamente sempre nelle tasche di chi già le tasse le paga da sempre. Forse
un’azione coraggiosa e incisiva sul fronte dell’equità fiscale e della spesa
pubblica potrebbe davvero dare uno scossone a un Paese fermo da anni.
C’è
una disaffezione alla politica che dopo le ultime vicende relative allo
scandalo dei finanziamenti alla Lega acquista rilevanza pubblica. Non è un caso
che in questi giorni proprio Pdl, Pd e Terzo Polo stanno ridisegnando con pochi
e snelli articoli di legge, una materia come quella del finanziamento pubblico
dei partiti che è alla base della “buona” politica. C’è l’intesa
sui controlli della Corte dei conti e sulla certificazione di società esterne,
ma non sarà affrontata invece la questione dell'entità e delle modalità di
finanziamento ai partiti, su cui restano divergenze. Ma bisogna fare presto,
altrimenti alle prossime elezioni politiche la gente diserterà in blocco. Lo
stesso Consiglio d’Europa ha bocciato il sistema del finanziamento pubblico dei
partiti in Italia, e c’era da aspettarselo. Così proprio non va. Il sistema
italiano è “familistico”. Il lavoro, la professione, l’arte, le cattedre: tutto
si tramanda famiglia per famiglia. Non ci si dovrebbe stupire allora perché i
nostri giovani migliori scappino all’estero.
La
gente, i semplici cittadini, si chiede nei bar se questo è il momento più
critico o se il peggio deve ancora venire. Una delle grandi colpe della
politica è proprio quella di non riuscire a dare risposte per il futuro
prossimo, perché troppo impegnata a sistemare l’attuale disastro economico e
sociale, ma forse sarebbe il caso di chiamarlo per quello che effettivamente è,
un disastro etico-civile, e a tamponare le falle di conti pubblici che non ne
vogliono sapere di arrivare a pareggio. Intanto arriva dalla multinazionale
svedese Ikea una buona notizia: mentre le automobili vogliamo farle in America
e il resto in Cina, l’Ikea ha scelto di delocalizzare in Italia. I mobili li
sappiamo fare bene, eccome. E anche le cucine. Ci sono stranieri, per fortuna,
che sanno apprezzare la grande tradizione artigianale italiana.
Dalla
politica oggi ci aspettiamo un compito di “buona speranza”. Che sappia
allargare gli orizzonti di una giusta convivenza civile. La resurrezione della
politica in Italia risiede proprio nel suo ethos dimenticato, che molti
farebbero bene a ritrovare oltre al tracciare linee di bilancio con taglio
ragionieristico. E in una constatazione quasi banale: tornare a essere un poco
più poveri per stare meglio tutti.
La
vera risurrezione passa da qui.
Nessun commento:
Posta un commento