Un
genio Lucio Dalla. Un autentico genio. Nella musica, ma nell’arte in generale,
ciò che contraddistingue la genialità dell’artista risiede nel fatto che le sue opere, oltre
che belle, siano diventate più volte realmente popolari, accolte e condivise
dalla gente. Ecco, con Lucio Dalla abbiamo avuto questo miracolo. Nel suo mezzo
secolo di carriera artistica il musicista e cantautore bolognese ha scritto
un’infinità incredibile di buona e godibilissima musica, ma, quello che più
conta, ci ha regalato autentiche perle sonore che hanno accompagnato il cammino
di noi italiani lungo i cambiamenti, emotivi e sociali, del nostro paese.
Qualche nome? Cara, 4 marzo, Piazza
Grande, Futura, L’anno che verrà e quella formidabile Caruso, omaggio sudista all’italianità pura, che ha fatto il giro
del mondo.
Un
genio. Un funambolo della musica. Più musicista e compositore che cantautore.
Più attento ai rumori delle emozioni e dei sentimenti che non ai boatos dei
cambiamenti sociali. E musica, la sua, sempre nuova, freschissima, mai banale.
Arrangiamenti moderni e ritornelli che, apparentemente, sembravano ruffiani, ma,
invece, gli uscivano fuori dal profondo del cuore e diventavano presto un
omaggio disincantato e forse ironico alla grande melodia italiana.
Un
viaggiatore della musica, e per questo diverso dagli altri cantautori, con le
sue solitudini e le sue diversità caratteriali di artista e uomo complesso. Ma
un genio contemporaneo, capace di mettere insieme bellezza del suono, magia
della parola e pathos popolare.
Recentemente
non aveva nascosto il suo grande incontro con la fede. Si dichiarava credente e
praticante con discrezione, andava in giro con un rosario in tasca e una croce di Davide, non
si perdeva una messa ed era innamorato di Gesù. E di Gesù ne parlava spesso
nelle sue canzoni. In modo soft, non “impegnato”, per usare una parola tanto in
voga ai cantautori di quell’età. Come era altrettanto soft la sua timida e giusta
misura nel parlare di politica o dinamiche sociali.
Un genio perché anche “diverso”. Uno di quei geni che
hanno raccontato l’Italia per quella che è. Con un briciolo di speranza in più
verso un futuro più sorridente, fatto di belle canzoni e di un Dio che ci
guarda.
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