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domenica 23 marzo 2014

Io voto per suor Cristina

Intendiamoci. Non sopporto le passerelle dei religiosi a uso e consumo delle tv avide di sorriso e pianto. Conosco i rischi delle inquadrature studiate a tavolino, la spettacolarizzazione del sacro mi fa rabbrividire. Ma non sopporto nemmeno il cristianesimo a uso e consumo del cristianesimo stesso. Rabbrividisco di fronte alla "Christian Music ", se penso all'edizione italiana dell'inno per la Gmg di Rio mi prende male, e di chitarre scordate e cori parrocchiali rabberciati e inascoltabili ne ho piene le tasche.
Eppure gli spirituals dei neri d'America hanno dato inizio alla migliore musica del secolo passato, le danze africane lodano il Signore, non c'è musica araba senza la presenza di Allah, e tutto il suono del continente indiano ha con sé il soffio di Colui che è oltre.
Ecco perché non ho trovato nessuno scandalo nell'esibizione di suor Cristina. Ha una bella voce, da soul puro. Un'energia pazzesca. Purtroppo la novità sta nel fatto che è una suora. Ecco. Appunto. Ma perché ogni volta che c'è un credente che fa arte in modo professionale, noi ci scandalizziamo? Perché relegare l'arte solo e unicamente tra le pareti del tempio?
Mi capita, ogni tanto, di andare ad ascoltare messa in una chiesa al centro di Roma dove la comunità congolese celebra la gioia della liturgia. E che gioia. Sembrano tutti delle suor Cristine.
Quasi due ore di liturgia domenicale che sembrano passare in un attimo. C'è solo la musica, e la danza. Bastano a lodare il Signore. Forse, chissà, dobbiamo ancora abituarci a una certa prassi dello Spirito e dell'anima che non ha paura di dire ad alta voce, "o Signore, canto per te".
E allora ascoltaci, o Signore. Guarda come suoniamo, come cantiamo, perfino come amiamo.
Noi il blues sappiamo cosa è. E siamo sicuri che a te non fa dispiacere.

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