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sabato 25 maggio 2013

Don Gallo e la Chiesa che abbraccia tutti

Oggi, e anche ieri sera alla veglia-festa in memoria di don Gallo, ho assistito a un pezzo di Paradiso che abbracciava la terra. Uno di quei giorni che vanno vissuti pienamente, dove gioia sorriso e pianto si danno la mano e cantano insieme l'Alleluja del raccolto.
Oggi il mio paradiso futuro ha i colori di una umanità dolente che si sente accolta dalla Chiesa, madre, sorella, compagna, amante, amica. Ha il volto di un miracolo che è avvenuto sotto i miei occhi, ormai logorati da anni di sogni interrotti, di inseguimenti perduti lungo le strade del Concilio Vaticano II.
Ho ascoltato in una Chiesa, quella di San Benedetto al Porto di Genova, la preghiera più bella in forma di musica, quella Creuza de ma del grande Fabrizio De Andrè. Il genovese antico come grande lingua universale che unisce uomini e sacerdoti in una veglia collettiva di amore e confusione.
Ho visto con i miei occhi le Princese piangere, i giovani leggere frammenti d'amore, gli adulti fermi e composti ad applaudire fino a notte tarda.
E oggi, stamane, mentre don Puglisi veniva proclamato beato, ho visto una Chiesa che abbraccia tutti. Che abbraccia chi ha voluto contestare l'omelia di Bagnasco, le trans che hanno preso la comunione proprio dalle mani di Bagnasco, il bellissimo discorso di don Ciotti, quasi un'omelia aggiunta, che ha citato il nostro don Tonino Bello e ha ripreso, con mio enorme gusto, è chiaro, il mio extra omnes pubblicato in questo blog all'inizio del recente conclave e che proprio don Gallo ha voluto fare suo.
Ho visto e ascoltato il maestro e amico Moni Ovadia dire parole che non sentivo da tanto tempo, che riscaldano l'anima. La parola compagno, per esempio: è una parola cristiana. Cum panis, insieme mangiamo il nostro pane quotidiano. Ho visto una città in festa, i murales pieni di disegni in onore del don, le finestre aperte in segno di vittoria e tanti cartelli e striscioni che scendevano dai palazzi. Ho visto una città bloccata per un supplemento d'amore.
Ho ascoltato parole come giustizia, pace e solidarietà, il nostro lessico dimenticato dalla politica e dalla società. Ho visto Vladimir Luxuria chiedere una carezza alla Chiesa che amiamo ma anche delle scuse a chi spesso non capisce la diversità.
Ho capito che la diversità, come ha detto don Ciotti, non significa avversità. Che l'amore cambia l'uomo. Che Gesù ha il volto oggi di questo uomini e queste donne disobbedienti alle leggi  del branco alla quale la morte ha regalato una goccia di splendore.
Ho visto la Chiesa che non ha paura. Che accetta una contestazione nel suo tempio, quando l'omelia un po' ovattata del cardinale ha acceso gli animi. Ma ho visto anche i ragazzi della Comunità di San Benedetto al Porto che hanno chiesto rispetto per il loro arcivescovo e per tutti coloro che la pensano diversamente.
Oggi è un giorno fortunato. Il cielo si è chinato verso la terra, e la terra ha aperto gli occhi verso il cielo. Forse sarà stato don Gallo e don Pino che già avranno cominciato a fare baldoria insieme, lassù, in paradiso.
Dimenticavo: la chiave della porta dei cieli sicuramente gliela avrà data Carlo Maria Martini. E se un ebreo, per lo più agnostico, come Moni Ovadia si spinge a dire che don Gallo risusciterà allora vuol dire che davvero il seme ha già cominciato a germogliare e a portare nuovi frutti.
Altrove, qui, oggi, ora, non lo so. La speranza oggi, 25 maggio, non muore. Perché abbiamo conosciuto don Puglisi, don Gallo, Carlo Maria Martini. Perché abbiamo visto il bene che dalle loro mani si è compiuto per noi sulla terra.
La profezia continua a lottare. Esiste. E la nostra Chiesa, con papa Francesco, le dà spazio e strada per continuare a esistere.
Il resto dipende da noi. E dallo sguardo misericordioso di un Dio che sorride.

1 commento:

  1. condivido la gioia di una lettura comune dei fatti straordinari che questo tempo di grazia ci da. lo vedo anche dalle persone che la vita mi fa incontrare che condividono una speranza prima soffocata. è il tempo dello Spirito!

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