L’inchiesta
firmata da Concita De Gregorio su la
Repubblica non mi scandalizza. Semmai mi addolora. Che degli anziani
vengano consigliati sui lasciti testamentari in favore di associazioni ed enti,
soprattutto di matrice cattolica, è cosa nota. Oggi c’è di mezzo Radio Maria, e
forse fa più notizia.
Quello
che rattrista in questa squallida vicenda è che prima c’erano papi, cardinali,
vescovi influenti, emeriti religiosi, a promettere un po’ di paradiso eterno in
favore di un po’ di denaro. Meglio se cospicuo. D’altronde di pie donne, spesso
nobildonne, la storia della Chiesa ne è piena, e di principi conti e baroni
perdigiorno, e per di più senza prole al seguito, la cronaca mondana ha
ricamato ad arte. Il forziere a fondo perduto donato dai “ricchi” per le opera
di assistenza e carità, oltre a creare arte e cultura nella storia, ha anche
ceduto il passo, per una percentuale magari minore ma sempre importante, alla
solidarietà.
Si
dirà: avevano i soldi. Vero. Ma oggi, quello che alcune volte vediamo accadere
nel segreto degli uffici curiali e nei sottoscala delle parrocchie, è la
promessa di un’amicizia (valore molto più regale della solidarietà) data da una
congrega di accoliti durante la solitudine del tempo della vecchiaia in cambio
di pochi spiccioli e fame di proselitismo. Come se il valore di un movimento
ecclesiale o di un ente o qualsiasi altra organizzazione, non sia misurato
dalla qualità della fede ma dal numero delle persone che ne fanno parte. Spesso
inconsapevolmente. E dai possedimenti immobiliari, s’intende.
La
vicenda di Radio Maria oggi mi inquieta. E, guarda caso, il monito di papa
Francesco riguardo ai pericoli derivanti dalla carriera e dalle strutture all’interno
della Chiesa, è di stretta attualità.
Forse
è davvero il caso di ricominciare a considerare i nostri anziani, e le persone
più sole, come persone vive e perfettamente integrate nella società e all’interno
delle famiglie.
La vigilanza,
come ultima arma di fronte all’incredulità.
Un
pezzo di paradiso in terra, in cambio di una promessa per un’”al di là”
certamente sconosciuto al committente.
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