Adesso
che anche l’ultimo Patriarca della fede se ne è andato a fare compagnia al suo
Dio, la Chiesa e società italiane dovranno interrogarsi seriamente sull’enorme
vuoto etico e umano lasciato da Carlo Maria Martini. L’esempio di fede, una
ricerca intellettuale e spirituale sempre sobria e dialogica con l’Altro,
chiunque esso sia, ateo agnostico o di religione diversa, il sorriso della
Parola sacra annunciata come lieta notizia, il senso di una vita pastorale
lontana dai “segni” del potere e dall’arroganza del potere, tutto ciò è già
Storia, oltre le pagine dei giornali. Una storia che nessuno potrà mai
cancellare, e che spazza via, anche in un giorno di tristezza come questo, qualsiasi
predisposizione d’animo a vedere solo la debolezza e i limiti di alcuni
scandali che hanno caratterizzato negli ultimi tempi la casa di Pietro. Oggi la
bellezza del lieto annuncio celebra
la sua vittoria sulla morte.
La
Chiesa di Dio non è “anche” la Chiesa di Carlo Maria Martini. È, e non potrebbe
essere altrimenti, solo la Chiesa sposa del Cristo. Quel Gesù conosciuto dalle
scritture sacre di Bibbia che indica a tutti le ragioni di una buona speranza.
Oltre le discussioni accademiche e teologiche. Carlo Maria Martini ci ha fatto
conoscere il Gesù-uomo come via principale per arrivare al Gesù-Dio e non c’è
stato un solo giorno in cui, con la sua vita, non abbia messo in pratica questo
suggerimento.
La
Parola sminuzzata, spiegata, assaggiata, cosparsa di miele e aromi, è divenuta
nel tempo del suo episcopato milanese e poi nel cielo stellato di Gerusalemme, godimento
dell’anima. Godere della Parola di Dio: il piccolo miracolo del dialogo tra Dio
e uomo, destinato più che alle grandi piazze ai minuscoli mutamenti individuali
dell’animo umano, si è avverato per chissà quante persone, specie per i giovani
di allora che accorrevano in tanti alle sue omelie e incontri pubblici.
Mancherà
a ognuno di noi. I libri, le sue lezioni, mettevano i brividi. Davano piacere. Dal
canto suo, e forse non ce ne eravamo accorti, è come se già indicasse in
anticipo quel paradiso che un giorno ci attenderà, e che lui, il maestro
Martini, sta già gustando ora, felice e contento, in compagnia del suo Gesù.